Vi è un complesso rapporto tra disturbi ansioso-depressivi e disfunzione sessuale. Non stupisce, ed è ormai ampiamente assodato, che la relazione tra problematiche emotivo- affettive e una carente vita sessuale sia di tipo bi-direzionale .
Ad esempio, i disturbi depressivi, coinvolgono alterazioni profonde del funzionamento del sistema nervoso autonomo, dei pattern emotivi e cognitivi, della motivazione e dellʼautostima tali da rendere ragione di frequenti (tra il 60 e il 70%) problemi nelle componenti del desiderio, dellʼeccitazione e dell’orgasmo, anche in assenza di trattamento farmacologico .
Le alterazioni della sessualità sono però ancora molto di rado considerate come sintomi primari di depressione . Per contro, soggetti che soffrono di disfunzioni sessuali come un calo del desiderio, anorgasmia, disfunzione erettile, od altre disfunzioni sessuali primarie hanno una probabilità 2-3 volte aumentata di sviluppare sintomi depressivi . Diversi centri nervosi corticali e sottocorticali sembrano coinvolti nei meccanismi neurobiologici sottesi a tale associazione, anche se la ricerca in tale ambito ancora non è ancora significativa. La stima sulla prevalenza della disfunzione sessuale nei soggetti con depressione potrebbe apparire esagerata, ma è bene ricordare che spesso, nella pratica clinica quotidiana, tali problematiche vengono taciute per motivi di imbarazzo; anche clinici esperti possono tralasciare di indagarle e troppo spesso restano in secondo piano rispetto ad altre manifestazioni. In particolare questo accade in particolare con pazienti LGBT di tutte le età, spesso soggetti discriminati, o quando lʼorientamento sessuale del paziente è difforme da quello del clinico. Questa sorta di “omertà” si riflette perfino al livello della ricerca clinica, dove le metodologie di reporting degli effetti collaterali di tipo sessuale è indicata come estremamente eterogenea e, nel complesso, inadeguata.
La terapia farmacologica antidepressiva è un altro importante fattore che può essere causa diretta di disfunzione sessuale nel paziente depresso. Questo divenne presto evidente fin dall’introduzione degli antidepressivi triciclici, soprattutto tra i pazienti di sesso maschile, ed interessando tutte le componenti del ciclo sessuale. Il meccanismo sottostante sembra in larga parte dipendente da azioni di tipo serotoninergico, interessando soprattutto farmaci come gli SSRI ed SNRI: tra questi citalopram, fluoxetina, sertralina, venlafaxina sembrano infatti associati a incidenza più alta di effetti collaterali sessuali non preesistenti, rispetto al placebo. Inoltre veniva segnalata una ridotta incidenza, in alcuni casi pari al placebo, per i farmaci non serotoninergici o comunque di seconda generazione, come moclobemide, agomelatina, trazodone, nefazodone, bupropione e mirtazapina. Più di recente, una meta-analisi a network metteva a confronto i singoli composti rispetto all’incidenza di disfunzioni sessuali, indicando il bupropione come quello associato alla minore incidenza in assoluto. Effettivamente quest’ultimo appariva particolarmente indicato per pazienti con preesistenti problematiche di disfunzione sessuale per un meccanismo d’azione legato principalmente alla dopamina, che è direttamente coinvolta nei meccanismi sottesi al desiderio ed all’arousal. Vengono infatti segnalati anche casi di aumento del desiderio in pazienti non affetti da depressione primaria trattati con bupropione. Non bisogna inoltre tralasciare come, nel caso dei pazienti trattati con polifarmacoterapia, anche altri composti, tra cui gli antipsicotici, possano determinare problematiche del funzionamento sessuale. La gestione clinica delle disfunzioni sessuali legate a terapia antidepressiva si basa su principi relativamente semplici: qualora il trattamento non possa essere sospeso o rimpiazzato da un trattamento non farmacologico, si raccomandano le seguenti azioni: monitoraggio clinico, in quanto alcuni effetti possono ridursi con il tempo, riduzione del dosaggio del farmaco antidepressivo, sostituzione con composti a minore rischio (es. bupropione, nefazodone, trazodone) oppure aggiunta di un composto sintomatico, o di un altro antidepressivo per il quale esista una sufficiente evidenza di efficacia (es. inibitori della fosfodiesterasi, bupropione o nefazodone). In ogni caso, è importante ricordare che la corretta diagnosi e formulazione della disfunzione sessuale è complessa: richiede sia la considerazione di aspetti strettamente medici che psicologici, la valutazione delle dinamiche relazionali di coppia (quando siano rilevanti), i fattori di predisposizione, di mantenimento nonché i riferimenti culturali e di contesto; talvolta può rendersi necessario un approccio multidisciplinare o comunque ultra-specialistico. E’ pertanto fondamentale che i complessi rapporti tra depressione e problematiche sessuali vengano esaminati da uno specialista.
Dott. Marco Rossi