Persone LGBT più a rischio suicidio

I giovani LGBT sono più soggetti a isolamento, rischio di violenza e stigmatizzazione. 

Lo studio parte da un dato certo: le minoranze sessuali sono più soggette al rischio di suicidio e autolesionismo. I risultati di questa metanalisi sono stati pubblicati nella rivista specializzata Jama Pediatrics. Parliamo di metanalisi perché si tratta di una revisione degli studi, in quanto i dati già ottenuti da precedenti ricerche sono stati rivisti e integrati. Allo studio hanno partecipato anche dei ricercatori dell’Università di Milano Bicocca. Lo studio è stato eseguito su 2,5 milioni di adolescenti, tra i 12 e i 20 anni di età. Ovvero quella fascia per la quale il suicidio è la seconda causa di morte al mondo. 

Per le persone LGBT, il rischio di suicidio è 3 volte superiore rispetto alla comunità eterosessuale. Volendo fare una top 3, le persone trans detengono il primato per il rischio di suicidio, seguite dalle persone bisessuali e infine dagli omosessuali. I 35 studi già eseguiti sono stati sfruttati per i dati ottenuti e approfonditi, portando avanti uno studio legato agli adolescenti LGBT. 

I fattori di rischio 

I giovani della comunità LGBT sono più a rischio isolamento, rischi di violenza (autoinflitta o causata da altre persone) e stigmatizzazione. Questa forte discriminazione provoca in molti soggetti il rischio di suicidio, perché non accettati dalla famiglia o dalla società in generale. La possibilità di suicidio è più alta in quegli individui che hanno già tentato di togliersi la vita, o da chi soffre di malattia psichiatriche come depressione, 

    

psicosi e disturbi della personalità, le vittime di abusi, traumi infantili o casi di bullismo. 

Ester Di Giacomo, psichiatra e dottoranda in neuroscienze all’Università di Milano Bicocca, ha anche analizzato la sessualità e le problematiche ad essa legate in relazione una forma di abuso e di identità di genere (per quanto riguardo l’abuso appunto i traumi infantili). “Quest’ultima (l’identità di genere, ndr) fa parte dell’«io» e contribuisce al pieno sviluppo di un essere umano adulto. Anche se le sue radici affondano nell’infanzia, l’orientamento di genere si esprime pienamente durante l’adolescenza, soprattutto a causa dell’inizio del desiderio sessuale“. La relazione tra i due fattori minerebbe quindi la propria identità nell’adolescenza, creando un serio disagio in una persona che sta iniziando a scoprirsi. 

Le conclusioni 

Lo studio riportato in Jama Pediatrics conclude quindi che “i risultati suggeriscono che i giovani con identità non eterosessuale hanno un rischio significativamente più elevato di un comportamento potenzialmente letale (suicidio) rispetto ai loro coetanei eterosessuali“. Appare dunque confermato il rischio maggiore per la minoranza LGBT. “La consapevolezza pubblica è importante e un’attenta valutazione delle strategie di supporto (ad esempio programmi di sostegno, consulenza e sforzi di destigmatizzazione) dovrebbe essere parte dell’istruzione e della pianificazione della salute pubblica“.

Il fattore di una maggiore istruzione consapevolezza, soprattutto in Italia, è una cosa nota. Ma resa impossibile da chi considera l’omosessualità una malattia, e peggio ancora da coloro che ignora appositamente l’intera minoranza, lanciando messaggi d’odio che in qualche modo legittima una campagna omofoba che sfocia sempre più spesso in aggressioni. E il rischio di violenza e isolamento, per alcuni, diventa insopportabile.  fonte Gay.it

10/01/20190