Il significato della carezza

In una carezza, in un abbraccio, in una stretta di mano a volte c’è più sensualità che nel vero e proprio atto d’amore.

Dacia Maraini

Eric Berne, fondatore dell’analisi transazionale, definisce la carezza come un’unità di riconoscimento. Che cosa significa? Ogni volta che abbiamo un contatto visivo con qualcuno gli stiamo dando un riconoscimento, una carezza psicologica con cui “vediamo” quella persona e le diamo importanza.

Lo stesso accade quando sorridiamo a qualcuno, lo salutiamo o lo guardiamo in malo modo. Le carezze possono essere elargite sotto forma di grandi e piccoli gesti o attraverso parole:

  1. Carezzepositive:comeunsorrisooun“tivogliobene”.

  2. Carezzenegative:comeil“nonmipiaci”,“seivestitamale…”.

  3. Carezzeverbaliespressesottoformadiunafraseudibilecomeadesempio“hai

    un bel taglio di capelli”.

  4. Carezzenonverbali:espresseattraversoleespressionifacciali,lamimica,la

    gestualità come ad esempio un cenno di approvazione effettuato muovendo la

    testa.

  5. Carezzecondizionate:hannoachefareconciòchelapersonafa:adesempio

    “ben fatto”, “mi piace il tuo disegno”; possiamo chiamarle lodi quando sono positive.

6. Carezzeincondizionate:hannoachefareconciòchelapersonaè:adesempio “ti amo”, “non mi piaci”, “che begli occhi”.

Le carezze sono importati ed ogni persona brama di riceverne quando instaura relazioni sociali. Le carezze sono appunto unità di riconoscimento, il modo attraverso il quale ci sentiamo visti dagli altri. Se non otteniamo alcuna carezza ci sentiamo soli e privi di valore: per questo motivo sin da bambini impariamo che, piuttosto che nessuna carezza, ovvero l’indifferenza, è preferibile riceverne di negative. È ciò che fanno i bambini capricciosi ed oppostivi che, attraverso comportamenti aggressivi, escogitano un modo per essere considerati seppur attraverso modalità irritanti e sgradevoli. Come dire “se non mi vedi per darmi affetto ed ascolto almeno mi vedrai sgridandomi”.

L’attenzione negativa è più facile da tollerare (punizioni e critiche) piuttosto che essere completamente ignorati.

Dare e ricevere carezze positive, ma anche negative se utili alla crescita, permette di aumentare il nostro benessere psicologico e la nostra autostima che sarebbe più solida se elargissimo ed accettassimo più attenzioni e lodi l’uno in relazione all’altro.

L’economia delle carezze

Claude Steiner ha elaborando il concetto di “economia delle carezze” per spiegare il motivo per il quale nelle relazioni ci sentiamo spesso privati dei riconoscimenti di cui abbiamo bisogno. Sostiene che tutti abbiamo bisogno di carezze psicologiche e facciamo di tutto per guadagnarle (lavorando duramente, compiacendo ed adattandoci nelle relazioni affettive, aiutando gli altri, recitando il ruolo di incapaci per essere sostenuti…). Tuttavia, nonostante le carezze siano facili da dare e da prendere in realtà non ne circolano a sufficienza e ciascuno di noi escogita strategie per ottenerne.

L’economia delle carezze è dovuta a 5 regole restrittive che vengono tramandate

implicitamente di generazione in generazione:

Non dare carezze quando ne hai da dare: questa regola ci porta a trattenere riconoscimenti per timore di essere derisi o rifiutati.

Non chiedere carezze quando ne hai bisogno.

Non accettare carezze se le vuoi: questa regola ci porta a rifiutare riconoscimenti e complimenti facendo finta di non sentire, svalutando il valore di ciò che ci viene detto (“ha un secondo fine”, “l’ha detto tanto per…”, “l’ha detto ma non lo pensa”, “l’ha detto ma è un familiare e non conta”, “l’ho chiesto perciò non essendo spontaneo non vale”).

Non rifiutare carezze se non le vuoi: questo ci porta ad accettare carezze positive o negative finte o di “plastica” anche quando non le vogliamo (accettare insulti, critiche ingiustificate…).

Non dare carezze a te stesso.

Accogliere e darsi carezze ha un effetto biologico positivo poiché aumenta il rilascio di endorfine e ci fa sentire bene. Per togliere il filtro delle carezze e migliorare la nostra autostima è necessario imparare a:

Dare le carezze che vogliamo dare agli altri: carezze positive e feedback utili affinché l’altro possa migliorare e non sterili critiche.
Chiedere carezze di cui si ha bisogno: sul fare, le competenze, e sull’essere in quanto persona.

Accettare le carezze che ci vengono fatte: specie quelle positive sull’essere. Rifiutare le carezze che non si desiderano: specie quelle negative e gratuite che non promuovono alcuna crescita e fanno solo male.
Darsi carezze positive.

È necessario allenarsi a dare e accogliere riconoscimenti a partire dalle relazioni più intime e significative sino a che non diventi una prassi naturale. fonte DiLei

07/07/20160