Depressione post partum: se a soffrirne è lui

 

La depressione post partum delle mamme è un tema di cui si discute spesso. E su cui si focalizza l’attenzione di specialisti e familiari. Non molti sanno, però, che lo stesso malessere affligge anche i papà. Spesso, infatti, dopo la nascita del piccolo vengono assaliti da insicurezza e tristezza. «Se ne parla poco, ma le statistiche dicono che avviene in una percentuale molto importante e simile a quella delle donne», conferma Marco Rossi, psichiatra e sessuologo(www.marcorossi.it). Certo, dipende dalle ricerche, ma abbiamo numeri che indicano un 14 per cento di incidenza nelle donne. E un 10% negli uomini. Altri dati che dicono che sono di più gli uomini delle donne (9,7 contro 9,4), fino ad alcuni studi che danno percentuali vicine al 4,4 per cento per i padri e al 5 per cento per le madri. Questo dimostra che è assolutamente vero che anche gli uomini soffrono di depressione. E anche che la percentuale non si discosta particolarmente». 

Le manifestazioni sono diverse 

Se il problema esiste, bisogna capire come si manifesta. «In generale emerge che, anche per gli uomini, la nascita di un figlio può essere un momento traumatico. E di grande difficoltà», insiste il dottor Rossi. Gli uomini vanno incontro a situazioni depressive, in cui provano forte tristezza e apatia. Alcuni dicono che non riescono a provare gioia nel momento in cui nasce il figlio. Per questo si sentono diversi dagli altri uomini, che li circondano nella nursery. Qualcuno inizia a pensare che anche gli altri uomini fingano, come loro. Certi, poi, confessano che quando un bambino piange, hanno pensieri drammatici e angoscianti. Immaginano che accada qualcosa al piccolo e si dicono poco dispiaciuti». 

Una questione di compiti 

   

Ma quali sono le cause dell’aumento della depressione post partum? Secondo lo psichiatra, è dovuto al fatto che, dagli uomini, si pretende un ruolo sempre più attivo dopo la nascita del figlio. E non un ruolo passivo come avveniva nella cultura maschilista del passato. Quando, cioè, le donne si occupavano dei figli e agli uomini spettava il compito di lavorare. «Magari non si sentono preparati a situazioni di questo tipo», aggiunge. Per le donne ci sono corsi preparto, libri, forum, filmati, il supporto famigliare. C’è una rete culturalmente consolidata di supporto. Ma niente di tutto questo esiste per gli uomini. Sono loro quelli davvero impreparati ad affrontare questo momento». 

La rivoluzione è difficile da accettare 

Come se questo nuovo ruolo scomodo non bastasse, la nascita di un figlio porta anche a un cambiamento radicale dello stile di vita. «Cambiano gli orari, il sonno, la situazione di coppia», puntualizza il dottor Rossi. E’ abbastanza naturale per una donna, nel primo periodo dopo il parto, non avere il desiderio sessuale. Questo è dovuto anche al fatto che, durante l’allattamento, c’è aumento della prolattina. Il che fa aumentare il latte, ma diminuire il desiderio. L’uomo, però, non ha questo problema ed è sempre in attesa. Per l’uomo l’assenza della sessualità diventa qualcosa di molto pesante da sopportare. E, poi, negli uomini la nascita di un figlio porta alla diminuzione del testosterone. Ne consegue un effetto anche sull’umore, visto che il testosterone è antidepressivo. Se a questo aggiungiamo che, nei nove mesi, la vita sessale non è stata soddisfacente, perché magari c’erano problemi legati alla gravidanza e perché sempre di più si alza l’età media delle donne che vanno a cercare la gravidanza, allora la situazione, per l’uomo, si complica ulteriormente». 

Depressione post partum: i nostri consigli 

Insomma, una pregravidanza con i rapporti cronometrati a seconda dell’ovulazione. E poi, una gradivanza di astinenza, un dopo parto in cui 

   

tutto si modifica et voilà, il sesso viene accantonato. Secondo il sessuologo è possibile che, in quel momento, si consumino dei tradimenti. «Anche perché in quella casa dove è nato il bambino, che si prende tutte le attenzioni della donna, l’uomo sente di non avere più spazio», insiste Marco Rossi. Il padre si sente un escluso, tanto che si generano forme di gelosia». Per evitare che accada, l’esperto consiglia di non trattare la gravidanza come una malattia. E di continuare a vivere la propria sessualità. Due i suggerimenti chiave: «Durante l’attesa non si deve dimenticare che esiste il sesso. Quest’ultimo da vivere, magari, usando piccoli accorgimenti legati alle fasi diverse della gravidanza. Quando poi il bimbo nasce, la donna deve ricordarsi che esiste anche il marito. E concedergli un po’ di spazio, seppur ridotto». Per salvarlo, sì, dalla depressione post partum. Ma soprattutto per continuare a farlo sentire parte della coppia e della famiglia. 

di Caterina Belloni 

fonte insiemeinfamiglia.com

22/03/20190